Il territorio europeo è talmente esteso che per parlare della fenomenologia bisogna dividere questo vasto territorio. In questo articolo l’Europa sarà divisa in parti molto estese, senza tener conto dei microclimi e zone particolari. Cerchiamo di analizzare dove avvengono i temporali, in quale periodo dell’anno e di che tipo. Dove? Se analizziamo la cartina climatologica che ci mostra la frequenza media dei temporali in Europa, notiamo delle zone particolari. In genere possiamo dire che le zone più fruttuose per i temporali sono le zone montuose: Pirenei, Alpi, Massivo Centrale, …. I monti riescono a far sconfiggere l’inversione termica ed inoltre alimentano le precipitazioni per i movimenti di stau. In un secondo piano dobbiamo sottolineare che l’Europa Centrale, da Ovest verso Est, contiene zone temporalesche, che si trovano spesso sul confine tra aria fresca Atlantica e calda Mediterranea. Sono le zone dove frequentemente avvengono grossi sbalzi termici, soprattutto d’estate. E’ praticamente il confine climatologico tra climi più freschi e quello Mediterraneo.
Quando? Dobbiamo distinguere 2 importanti zone sul continente Europeo: le zone mediterranee e quelle oltre Pirenei ed Alpi. - Zone Mediterranee In queste zone d’estate regnano gli HP: quello azzorriano e quello africano. Tra una fase anticiclonica ed un’altra, i geopotenziali possono abbassarsi e dar luogo a fenomeni, soprattutto lungo i rilievi. Sono soprattutto fenomeni pomeridiani, causate dal caldo al suolo e l’instabilità atmosferica provocando in genere celle singole a macchia di leopardo. D’inverno invece il Mar Mediterraneo carico di caldo, fornisce l’energia per sistemi temporaleschi anche ad ampia scala. Inoltre nel corso dell’autunno la corrente a getto tende a calare, dando un’ulteriore spinta a fenomeni importanti. Per cui d’inverno, i temporali possono avvenire anche di notte o mattina. Il Mar Mediterraneo ha una temperatura costante durante tutta la giornata. Spesso sono le zone costiere ad essere favoreggiate, causa la prossimità dell’acqua calda.
- Zone a Nord di Alpi e Pirenei Qui sono i mesi caldi che offrono più spazio a fenomeni temporaleschi. C’è più energia grazie al caldo al suolo, inoltre la corrente a getto ed il fronte polare provocano differenze termiche che danno luogo a linee di instabilità e fronti freddi.
Di che tipo? - Zone Mediterranee Qui d’estate, durante le brevi parentesi instabili, prevalgono i fenomeni termoconvettivi. Si formano durante il pomeriggio quando l’aria umida e fredda in quota da luogo a temporali sparsi a macchia di leopardo. I fronti perturbati estivi sono più rari, ma se arrivano sono davvero pericolosi. Durante estati particolari tipo 1999 e 2002 sono avvenute eventi di particolare intensità. Dobbiamo sottolineare che le zone del Nord Italia sono anche esposte alla corrente a getto. Non succede spesso, ma allora instabilità e dinamicità possono provocare grandine grande, burrasche e tornado. Questi fenomeni d’estate sono più rare dalla Toscana in giù. Non a caso la Pianura Padana viene soprannominata Thunder o Tornado Alley. D’inverno invece, le zone Mediterranee sono quelle più interessanti. Energia dal mare caldo, assieme alle incursioni fredda da Nord (accompagnate da una corrente a getto notevole) provocano mix di altissimo rischio. Alluvioni, mareggiate, … non sono eventi rari in tal caso.
- Zone a Nord di Alpi e Pirenei D’estate qui si manifestano i fenomeni più interessanti. Energia, caldo, scontri termici e corrente a getto a volte danno luogo fenomeni pericolosi ad ampia scala. Anche qui non si escludono burrasche, grandine grande e tornado. D’inverno, data l’assenza di caldo ed energia, i fenomeni convettivi sono quasi esclusi. Fenomeni dinamici sono sempre possibili, ma piuttosto rari. L’aria è troppo fredda e stabile per provocare fenomeni importanti. |
Frequenza temporali in Europa (clicca sull'immagine per ingrandire) Frequenza temporali in Val Padana (clicca sull'immagine per ingrandire) |